Alessio Ancinelli, il membro più giovane della KOmmunity, sta raggiungendo risultati sportivi sempre più spettacolari nel mondo delle arti marziali, aggiudicandosi titoli europei e nazionali. Oggi ci racconta, tra luci e ombre, la sua determinazione e i suoi obiettivi.
Come hai iniziato a praticare questo sport?
Mi sono avvicinato alla Muay Thai per puro caso, grazie a mio nonno che mi portò in palestra quando ero solo un bambino. Iniziai a tirare i primi colpi, e tutti rimasero sbalorditi: sembrava che lo facessi già da una vita, era un qualcosa che mi portavo dentro dalla nascita. Da lì, capii che era quella la strada da prendere. Chi immaginava di arrivare così lontano a soli 18 anni? Oggi guardo il mio passato e penso che ci sia altrettanta strada da fare, ma io sono pronto: ho la dedizione per farlo.
Parlaci del tuo coach e del rapporto che hai con lui
Definirlo “coach” mi sembra poco: lui è molto di più. È un amico, un fratello, un padre. Dal primo giorno in palestra ho sempre voluto seguire le sue orme, e passo dopo passo vedevo in lui una passione per questo sport che non avevo mai visto in nessun altro. Lui non aveva altri interessi: la sua gioia più grande era portare sul quadrato qualcuno, solo così riusciva a essere l’uomo più felice del mondo.
Da atleta, qual è il tuo più grande pregio? E il tuo più grande difetto?
Da atleta mi sento di avere vari pregi, tra cui la tecnica e la rapidità, ma in primis la precisione dei colpi, che spesso vanno a segno! L’unico difetto che a volte mi rimprovero è il farmi comandare talvolta dalla testa: nella vita, come nello sport, viviamo di alti e bassi; tante volte, per avere la giusta spinta per risalire in cima bisogna toccare il fondo: per questo sono utili sia i momenti positivi che quelli negativi.
Com’è nato il tuo soprannome “The Italian Sniper”?
Mi è stato dato perché, match dopo match, accumulando esperienza la mia precisione nei colpi cominciava a essere sempre più visibile agli occhi di tutti. Sono diventato “The Italian Sniper”, soprannome ispirato al famoso film di Clint Eastwood del 2014.
Com’è vincere un europeo alla tua età? È cambiato qualcosa nella tua vita?
Portare un titolo così prestigioso a Fiumicino è significato tanto, per me. Se in situazioni normali occorre sacrificarsi per vincere un titolo, potete solo immaginare quanto possa essere stata dura la preparazione in un mese come gennaio, che è stato duro per tutti a causa del Covid-19. Ho avuto nuovamente la conferma che il sacrificio paga: niente e nessuno poteva togliermi quella cintura! Le persone che mi stanno vicino tutti i giorni sanno quanto l’ho desiderata, non solo per me, ma anche per loro che mi hanno sempre sostenuto. Mi sento di essere sceso dal ring con più di un bagaglio: credo ancora di più in me stesso e sento di poter arrivare al top.
Quali sono i tuoi obiettivi? Dove ti vedi tra due anni?
Il mio obiettivo è continuare a vincere e mettermi sempre di più in mostra per arrivare nei circuiti mondiali più importanti. Il lavoro da fare è tanto, sono il primo a saperlo, ma io sono qui: vivo per questo e sono pronto a tutto.
Come affronti le ore prima del combattimento? Quali emozioni provi?
Affronto le poche ore prima del match stando più rilassato possibile: non mi piace isolarmi, preferisco stare con le persone con cui ogni giorno condivido tutto, parlando con chi prova le mie stesse emozioni. Di emozioni ne provo molte, a partire dalla determinazione di fare un match strepitoso fino ad arrivare alla voglia di vincere. Alcune emozioni non si riescono a spiegare. A volte provo paura, ansia, o di non sentirmi all’altezza, ma sono emozioni utili che ti tengono sempre all’erta, ecco perché trovo fondamentale gestirle. Prendere le cose tutto rose e fiori non aiuta a restare concentrati.
Quanto influiscono i social network nella tua vita? Racconti più dell’Ancinelli atleta o della quotidianità privata?
Non sono molto un tipo da social, la vita preferisco affrontarla nella realtà: per questo sulle mie pagine racconto maggiormente dell’Ancinelli atleta, così che tutti possano vedere i miei risultati. Attira l’attenzione dei follower, li porta ad interessarsi a me e alla mia disciplina.
Negli ultimi tempi dilagano le risse tra giovanissimi e gli atti di violenza insensata. Credi che uno sport come il tuo possa aiutare a incanalare l’aggressività repressa in qualcosa di buono?
Oggi molti ragazzi preferiscono affrontarsi per strada, invece di dimostrare la loro forza rispettando le regole di una disciplina. Io penso che questo sport possa aiutare tutti, a partire dal ragazzo più introverso fino a quello più prepotente. La Muay Thai non è violenza, ma disciplina, umiltà e rispetto.
Grazie mille Alessio: in bocca al lupo per la tua carriera!
Viva il lupo! Grazie a voi ragazzi!